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quellocheifiorinondiconoLa nostra storia
Ho iniziato a maneggiar fiori piuttosto presto, a soli 9 anni nel 1976, quando mamma rilevò un piccolissimo negozio di 12 mq in via liberazione a Gallarate, un minuscolo angolino di colore in un tristissimo quartiere, a cui si accedeva scendendo due gradini; pochi scaffali, uno zeppo di ceramiche di Capodimonte e gli altri carichi di vasetti di vetro e piccole piante, un pò di vasi di fiori, di quelli che si usavano allora garofani, gladioli nerine rose iris lilium e . . . .tanta voglia di fare.
Voglia di fare che portò mamma a frequentare il primo corso Federfiori in provincia di Varese; da lì iniziò a muoversi l'ingranaggio del cambiamento. Arrivò il 1982, quelle quattro pareti cominciavano ad andare strette e così ci si trasferì nel negozio di via Varese 65, mica tanto più grande, ma 30 mq confronto a 12 parevano un immensità, specie poi con quelle tre luminosissime vetrine.
Il negozio era in condizioni disastrose per la poca cura con cui era stato tenuto dal precedente affittuario, così venne rifatto a nuovo con molto olio di gomito, i muri scrostati vennero intonacati con dello strullato color perla (una novità allora!!) e venne illuminato con la bellezza di 24 neon che lo resero di un impatto visivo molto forte al confronto dei tristissimi e buissimi negozi intorno.
Mettemmo un insegna verde a bandiera con la scritta i fiori per dire, che poi diventò il nostro marchio, e venne riempito di cubi ,cilindri e triangoli a sostenere le merci in esposizione, anche questa una novità per il tempo . . .
Il lavoro aumentò considerevolmente e tanto per cambiare i muri diventarono stretti un altra volta, così attrezzammo il piano tereno di casa a magazzino e laboratorio, ma questo con una scomodità pazzesca perchè si era costretti a fare avanti e indietro con il furgoncino Fiorino un sacco di volte al giorno per prendere il materiale, fare le confezioni preparare i matrimoni ecc.
Ed allora via, altro cambio; stavolta però a pochi metri di distanza, dall'altro lato della strada nel negozio che era del calzolaio, siamo nel 1994. Anche qui via di olio di gomito, ma anche di muratore, perchè il negozio è piccolo ed è parte di un appartamento; ed allora via porte, via pareti, via pavimento . . . bisogna presentarsi bene a una clientela che ci segue da 18 anni no?
Così mano al portafogli, e giù un bel rosone in sassi del piave, sul pavimento, arredamento nuovo con tavoli e supporti in ferro disegnati da me e realizzati da un bravissimo fabbro, impianto luci ( i clienti all'inaugurazione lo definirono da discoteca!!) con luci a profilo cromatico naturale, muri tinteggiati con le mie dita a disegnare motivi circolari con una nuova vernice a gel, insomma ancora una volta un negozio che rompeva con gli schemi del solito negozio di fiorista visto e rivisto.
Una bella trafila insomma, che è costata molta fatica, molti soldi e molto stress, con una clientela da fare crescere quantitativamente e soprattutto qualitativamente, per cui si cercò sempre di trovare l'articolo innovativo; ricordo ancora a distanza di molti anni quante piante di Tamaya vendemmo procurandoci di fatto l'esclusiva su Gallarate, quante piante di orchidee provenienti da collezzioni (perchè le produzioni erano limitatissime), quante composizioni a "dondolino" vendemmo, e tanti altri articoli ancora.
Ma il mio lavoro era un altro però; io mi sono sempre sentito prestato all'arte floreale in quanto perito industriale, il mio cibo era l'elettronica e l'elettrotecnica in cui andavo benissimo a scuola!
Ma alla fine dovetti cedere tutto ed entrare in negozio nel 1990 subito dopo il servizio militare, non senza rimpianti per un attività che mi diede molte soddisfazioni anche se per poco tempo.
E ancora una volta come per mia madre, formazione targata Federfiori con i maestri Roberto Vertuani , ed il compianto Graziano Trentini, ed un lungo sodalizio con AC che terminò in maniera molto brusca per i modi che lo hanno reso molto impopolare fra i colleghi.
Parlando di mestiere poi non posso mancare di citare anche altri insegnanti che mi hanno dato molto ed in particolare Fabio Vecchiato, Mery Mugellini e Renzo Buzzavo; Fabio in particolare per la sua cura e ricerca spasmodica del dettaglio, nonchè la sua personalissima filosofia di approccio al fiore, che lo ha reso naturalmente un Grande. Ultimamente la collaborazione con grandi floral designer quali Max Van de Sluis, Per Benjamin, Thomas de Bruyne, Tor Gundersen, Lucas Jannsen, Florian Seyd e Mario Sortino, mi ha dato molto, Mario e Max in particolare; Mario con il suo "sangre latino" e il suo talento innato, Max con le sue raffinate combinazioni di stili e colori.
Il pessimo rapporto con AC e la sua nutrita tribù, mi fece scegliere di levarmi dalle scene per molti anni, questo in particolare per salvaguardare la mia immagine e la mia professionalità, quindi colleghi alla larga, sindacato fioristi fuori dalla porta, e come si dice in questi casi . . . passi lunghi e ben distesi!
Mi è molto piaciuta invece la parentesi di insegnamento che ho fatto presso il CFP di Varese al corso di Florovivaismo, l'ho trovato stimolante e mi ha dato soddisfazione trasformare un orda di ragazzotti indisciplinati, in persone che amano il fiore ed il colore, con risultati che all'inizio dell'anno avrei giudicato impensabili.
Al di là di tutto comunque, la tregua armata è arrivata a distanza di tempo, ora ho riacquistato il piacere di lavorare con i fiori, piacere che avevo perso in quanto mercificato dalla tribù di cui sopra, piacere di lavorare a fianco di colleghi che si divertono con il fiore pur ricavandone il giusto sostentamento, ed il piacere di lavorare in un ottica "think positive" che è quella a me più congeniale .
Settembre 2008 , il negozio cambia ancora pelle e si presenta con toni di colore diversi e con un impronta più marcata dedicata alla vedita d'impulso. Subito a seguire l'ingresso nel Sanremo Itaian Style e poi nel 2010 il balzo in tv in Grazie dei Fiori, la popolare trasmissione di Raidue in onda il mercoledì alle 9,00. Negli anni però il commercio cambia, cambiano i consumi e il negozio si rivela più di ingombro che di utilità. Ormai non è più il Cliente che si rivolge al professionista, ma viceversa è il Professionista che va dal Cliente, tutto deve essere fortemente personalizzato e quasi sempre realizzato sul posto, per cui seppur a malincuore, la scelta di chiudere il punto vendita, va incontro a queste ragioni. I cambiamenti quando sono energici , vanno metabolizzati ma sono sicuro che la Clientela apprezzerà con il tempo questo nuovo approccio, un pò meno nella quotidianità ed un pò più nella sostanza. Il tempo mi dirà se ho avuto ragione.